Micenei

La società micenea

La società micenea appare come un’aristocrazia guerriera, simile a quella descritta da Omero nell’Iliade.
Il re (detto wánax), il consiglio degli anziani e l'assemblea popolare erano gli organi politici micenei.

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Il re teneva i contatti con gli altri sovrani, comandava l'esercito e presiedeva al culto delle divinità. Il trono era ereditario. Per le decisioni importanti sentiva il parere dei personaggi più in vista (i basilewes) e cercava anche il consenso del popolo. Il consiglio degli anziani era formato da membri delle famiglie nobili. Dava consigli se convocato dal re e a volte si opponeva alla sua politica. L'assemblea popolare era costituita dagli uomini che potevano far parte dell'esercito. Se consultati dal re, potevano esprimere il loro parere ma senza parlare, solo con acclamazioni o rumori che identificassero assenso o dissenso.
Al vertice della struttura sociale vi erano i nobili che erano abili combattenti e partecipavano alla vita del palazzo reale. Gli schiavi, i quali erano probabilmente prigionieri di guerra e discendenti delle popolazioni presenti all’arrivo degli achei e da loro assoggettate, agricoltori e allevatori erano liberi, ma vivevano in povere condizioni. Gli artigiani, gli araldi, gli indovini, i guaritori vivevano meglio e potevano prestare la loro opera nei palazzi dei nobili o in quello reale. Elementi principali dell'economia micenea erano l'agricoltura, la lavorazione della lana e dei metalli.
I micenei svolgevano la loro vita sociale nelle agorà e lì si svolgevano anche i più importanti affari commerciali interni. Le città sorgevano sulle acropoli, ossia i punti più elevati delle città.

La guerra di Troia

La guerra di Troia fu una sanguinosa guerra combattuta tra Achei e la potente città di Troia attorno al 1200 - 1300 a.C., nell'odierna Turchia.

Secondo la tradizione mitologica greca, il conflitto ebbe inizio a causa del rapimento della bellissima Elena, la regina di Sparta, da parte di Paride, principe troiano. Il marito di Elena, Menelao, con l'aiuto del fratello Agamennone, re di Micene, raduna un incredibile esercito, formato dai più valorosi principi e re greci, e dichiara guerra a Troia.

Il conflitto durò dieci anni, con gravissime perdite da entrambi gli schieramenti. Fra le vittime vi fu Achille, il più grande guerriero greco, figlio del re Peleo e della dea Teti. Achille era re dei Mirmidoni, che condusse in molte battaglie contro Troia, venendo infine ucciso da Paride che, per vendicare la morte del fratello Ettore, lo colpì con una freccia al tallone, suo unico punto debole.

La città di Troia, venne infine conquistata senza battaglia, con un inganno concepito da Ulisse: un gigantesco cavallo di legno, animale sacro ai troiani. Venne costruito da Epeo e vi fu scritto sopra: «I greci dedicano questa offerta di ringraziamento ad Atena per un buon ritorno».

Il cavallo cavo, venne riempito di soldati. Apollodoro dice che entrarono nel cavallo 50 uomini. A capo di questi vi era anche Ulisse. Il resto dell'esercito abbandonò il campo e si recò con tutta la flotta nell'isola di Tenedo. Quando i Troiani scoprirono che i Greci se ne erano andati, credendo che la guerra fosse finita, discussero sul da farsi del cavallo. Alcuni pensavano di gettarlo giù da una rupe, altri di bruciarlo, altri di dedicarlo ad Atena. I troiani decisero allora di portare in città il cavallo e passarono la notte fra i festeggiamenti. Sinone, una spia achea, diede segnale alla flotta, ferma a Tenedo, di partire. I soldati, usciti dal cavallo, uccisero le sentinelle e aprirono le porte della città ai loro compagni bruciando e radendo al suolo Troia.

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Gli eventi della guerra di Troia sono descritti in innumerevoli testi della letteratura greca e latina, dipinti o scolpiti in numerose opere d'arte. Nessuno scritto narra per intero i fatti del conflitto. Si assembla quindi la storia seguendo diverse fonti, spesso contraddittorie fra di loro.

È ancora oggetto di studi e di controversie la questione della veridicità storica degli avvenimenti della guerra di Troia. Alcuni studiosi pensano che vi sia un fondo di verità dietro gli scritti di Omero, altri pensano che l'antico poeta abbia voluto raggruppare in un unico conflitto, quello fra greci e troiani, le vicende di guerre e assedi diversi succedutisi nel periodo della civiltà micenea. Alcuni studiosi pensano, invece, che Omero non sia mai esistito o che Iliade e Odissea siano opera di autori diversi.

I due poemi hanno comunque reso possibile la scoperta delle presumibili mura di Troia, collocando cronologicamente la guerra verso la fine dell'età del Bronzo.

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Fine della civiltà micenea

Non molto tempo dopo la conquista di Troia la civiltà micenea cessò di esistere, per motivi non certi, in un tempo molto rapido. Intorno al 1200, quando in Grecia arrivarono ondate migratorie e fu introdotto l'uso del ferro, che avviò all'età del ferro, ci fu un insieme di cataclismi:

- I principali palazzi furono dati alle fiamme e non crollarono in seguito a terremoti come sosteneva la civiltà minoica. Gli archeologi suppongono che a distruggere i palazzi siano state rivolte degli strati più miseri della popolazione, contro il potere dei signori, in seguito alla crisi dell'agricoltura.

- Le tavolette di Lineare B ritrovate a Pilo (pervenute proprio perché cotte dagli incendi) descrivono preparativi militari di difesa. Forse anche i micenei temevano dunque le scorrerie dei “popoli del mare”, una popolazione barbara che intorno al XII secolo travolse il Medio Oriente.
Essi si scontrarono con l'Impero hittita, che fu del tutto travolto, e con quello egizio.
È perciò molto probabile che essi, prima di giungere nel Vicino Oriente, abbiano attraversato il mondo greco, ponendo fine alla civiltà micenea.
Di sicuro, proprio all'inizio del XII secolo a.C., nel Peloponneso, arrivò il popolo dei dori che si sostituì a quello dei micenei.